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  Glossario componenti del mulino
Schema componenti del mulino

Banchina: struttura costituita da due travi in legno di quercia poggianti su roccia poste lateralmente al vano del corriere e sormontate trasversalmente da un’altra trave. Su tale trave si praticava un incavo sul quale veniva alloggiata la pretiletta. Si evitavano in tal modo possibili spostamenti laterali che avrebbero fatto ruotare il ritrecine e quindi la macina, in modo improprio. 

Canale adduttore: tratto finale della condotta che porta acqua al mulino, collegato a monte con la gora; realizzato il più delle volte con tavoloni in legno di quercia disposti a mò di tubo, con cerchiature in acciaio. Sistemato a forte pendenza, con la bocca finale, creava il getto d’acqua contro le pale del ritrecine. Aveva possibilità di essere regolato in modo da indirizzare efficacemente il getto.

Corriere, morgone: vano sottostante il locale del mulino; qui veniva posto il ritrecine le cui palmule erano colpite dal getto d’acqua fuoriuscente dalla bocca del canale adduttore. Costruito in pietra o in mattoni, era chiuso superiormente da una volta a botte. 

Equilibratura, regolazione: era la messa ha punto dell’intero macchinario; veniva effettuato con piccole traslazioni della banchina. La macinatura (grana della farina) veniva invece regolata dal giusto posizionamento verticale della banchina stessa, comandata da una vite (regolatore della macinatura) dall’interno del mulino. In sostanza la banchina sollevava la pretiletta, il ritecine, il monaco, il palaferro, e di conseguenza la macina superiore. Si regolava in tal modo  lo spazio tra le due macine e quindi la grana della farina. La trasformazione in farina avveniva sui bordi della macina (tra i conci di aggregati di silicato). 

Farinaro: cassone in legno a forma parallelepipeda, completamente aperto nella parte superiore; veniva posto davanti alla bocca della macina per raccogliere la farina. Di lì la farina veniva insaccata e riconsegnata al cliente. 

Gora, forma, formale: canale artificiale scavato su terra realizzato con l’ausilio di pietre e di legno. Serviva per creare il salto di quota finale. Da essa, nei giorni non lavorativi, veniva prelevata l’acqua per l’irrigazione dei terreni attraversati. 

Gru: sistema di sollevamento della macina, costituito da un montante in legno incernierato, tramite perni, al soffitto e al pavimento, libero di ruotare; su un altro elemento disposto orizzontalmente era disposta la catena che portava alla sua estremità delle zanche particolari (a forbice). La macina superiore veniva agganciata tramite due fori presenti attorno alla sua superficie laterale, sollevata a bilico e poi ribaltata.  

Macina, molazza : la macina di un mulino era in realtà costituita da due macine, una fissa, leggermente rialzata dal pavimento del locale e un’altra, sistemata superiormente, libera di ruotare. Erano ambedue costituite da una pietra cilindrica di natura arenaria con foro centrale, attorniata da conci di pietra aventi forma di settori di corona cilindrica, tenuti stretti da cerchi in ferro che li serravano per il raffreddamento dopo essere stati arroventati. 

Monaco: moncone cilindrico in legno di quercia che collegava il palaferro alla parte superiore del ritrecine. Aveva la funzione di trasmettere il moto rotatorio dal ritrecine al palaferro stesso.Gli innesti nelle due estremità venivano protetti da cerchiature in ferro per evitare la rottura per sforzo di torsione. La funzione principale era quella di permettere il montaggio e lo smontaggio del ritrecine quando lo stesso doveva essere sostituito. 

Palaferro: elemento metallico cilindrico o a sezione quadrata (diametro circa 6 cm.) con traverso terminale su cui poggiava e si incastrava la macina superiore. L’altra estremità si innestava al monaco. La rotazione del palaferro veniva così trasmesso alla macina superiore. 

Palmula: pala del ritrecine realizzata in legno di quercia a forma di quarto di sfera concavo. Le palmule generalmente in numero di dieci, erano fissate all’albero in modo efficace, ma semplice e dovevano essere spesso sostituite perché la spinta dell’acqua le rompeva. 

Pretiletta, dado di bronzo: piccolo parallelepipedo di acciaio con foro centrale sul quale poggiava e ruotava il ritrecine tramite il punteruolo. Sul foro veniva colato del bronzo fuso in modo da minimizzare l’usura dovuta alla rotazione e al peso di tutto il macchinario.
 

Punteruolo: parte terminale del ritrecine costituita da un perno in acciaio incastrato sull’albero e sporgente inferiormente. Infilato nel foro presente nella pretiletta, dava la possibilità al ritrecine di ruotare, senza spostarsi, minimizzando l’attrito.
 

Refogge, refodde: accumulo d’acqua in un invaso più o meno grande, posto a monte del mulino. I fiumi con poca acqua non riuscivano ad alimentare a sufficienza la gora (il getto d’acqua sulle pale del ritrecine era debole). Veniva allora fatta accumulare l’acqua e l’attività riprendeva quando nella refogge vi era acqua a sufficienza

Ritrecine, ritrecina, ruota palmata: parte del macchinario del mulino costituito da un elemento centrale (albero del ritrecine) di forma cilindrica terminante superiormente a tronco di cono. In basso portava le palmule (pale) infilate su fori e fissate all’albero tramite cunei in legno e cerchi in ferro. 

Sistema di sospensione della macinatura: è il sistema che consentiva di sospendere la macinatura per un breve periodo di tempo. Tramite una leva dall’interno del mulino veniva fatta scorrere orizzontalmente una tavola di quercia tra la bocca del canale di adduzione e le palmule. In tal modo il getto d’acqua si infrangeva contro di essa senza spingere. 

Tramoggia: cassone di legno a forma di piramide tronca a basi rettangolari aperte. Veniva fissata (con la base piccola) sopra al cassone di copertura della macina superiore. Il grano in essa scaricato vuotando i sacchi, veniva fatto confluire nel foro centrale e scivolava poi tra le macine. L’afflusso veniva regolato con un particolare meccanismo.  

 

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