Il Sediaro
C'è ancora
qualche sopravvissuto in questa particolare attività
artigianale, tradizione remotissima nella civiltà degli
scambi per i valichi di montagna, dove abbonda il legno
delle faggete. Lavorano sedie, madìe, preselette; un
tempo anche le cunnele, dalle linee rudimentali,
tenere nelle due mezzelune di sponde. E'
un'immagine che presto diverrà un'arcaica filigrana nel
controluce di un tempo andato, se non si provvederà, ed
è già tardi, a consegnare ai giovani la cultura e la
preziosità di questo tipico artigianato della nostra
montagna.
In questa bottega di S. Pietro di Isola dei Gran Sasso,
pioli, tasselli, staielle, affummicati alle gole dei
camini, attenti al punto giusto, né troppo perché
spaccano, nè poco perché smorfìano, l'ultimo
madiaro-sediaro: vengono geroglificate a fuoco sia le
sedie che le arche.
Queste ultime, nel tempo passato, una volta vetuste da
buttar via, venivano bruciate in silenzio, recitando il
S. Rosario.
Senza colori, i manufatti portano la sola venatura dei
faggio, durace e calda come pelle cotta al sole. |
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Il Vollaro
Il vollaro, da volla, paglia d 'acquitrino
essiccata al sole, ritesse sedie spagliate e ricopre i
telai delle nuove.
Il tempo richiesto per il manufatto varia con la tramatura il rilievo ed il disegno. Quello a strapizzo,
cioè a quattro quadranti, in diagonale, è il più laborioso
con la resa minore dovuta allo scarto della paglia ed è
tessuto dal centro verso il telaio; quello ad una sola
campata, più semplice, si lavora in senso longitudinale
dai pioli laterali e consente più spedítezza e
compattezza.
Un tempo mestiere assai diffuso, è legato ormai alla
lavorazione delle sedie in faggio nostrano.
(tratto dal Calendario sui
Mestieri prodotto dalla Comunità Montana del Gran Sasso)
il testo è di Luciano Ricci.
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